giovedì 31 luglio 2008

La Kènosi laica


La Kènosi si configura sostanzialmente come un atto di rinuncia. Il cammino religioso concepisce la Kènosi come iniziazione che precede l'esperienza, mentre il "cammino laico/artistico" descrive la rinuncia al nome, all'individualità morale, all'identificazione sessuale relazionale e allo status sociale come conseguenza di azioni compiute durante fasi progressive di esperienza e quindi di iniziazione alla Realtà, alla Verità e alla Bellezza.

Povertà, umiltà e castità, espressioni forti della Kènosi francescana propedeutica alla nascita di una nuova purezza di intenzioni (il Bambino Gesù a Betlemme), si esplicitano invece nell'arte (e nella vita) in forme così varie ed eterogenee da apparire sempre nuove e sorprendenti. Sul versante laico esistono infatti molte "fasi" di rinuncia attuate attraverso esperienze di annullamento delle speranze e di vanificazione delle illusioni provocate da rapporti conflittuali con la Realtà.

L'esperienza è spesso traumatica. La fine delle illusioni provoca un immediato risveglio dell'anima nel sistema sensoriale (Pinocchio), della coscienza di sè all'interno della struttura mentale (Il figliol prodigo) e dell'intelletto artistico intuitivo nella dimensione culturale e spirituale di riferimento (Giovanni Battista). Quasi tutti sperimentano le delusioni, le amarezze e i fallimenti provocati non tanto da una nostra incapacità di fare bene le cose, quanto piuttosto dall'incapacità di interpretare la Realtà dei fatti (l'albero dei desideri), di decodificare le Verità simboliche (la condivisione delle ghiande con i porci) e di rappresentare la Bellezza ispirata dallo Spirito del Tempo (la bellissima e sensuale danza di Salomè).



Quanti di noi hanno incontrato sul proprio cammino il "Gatto e la Volpe", ovvero situazioni o persone che ci hanno convinto a investire denaro, tempo e talento sotto un immaginario albero dei desideri esauditi? La realtà è dominata da coloro che incrociano i fatti con le informazioni, le analisi con le conoscenze acquisite, l'opportunismo con la furbizia. Non si può apprendere l'arte di diventare ricchi o di avere successo in amore o nel lavoro seguendo corsi di formazione, di pensiero positivo o di immaginazione creativa. Il trauma di aver perso denaro, di aver investito tempo in persone sbagliate o di essere stati sfruttati nel proprio talento, è già di per se stesso un elemento della Kènosi laica contemporanea. L'effetto immediato è la sensazione di essere "feriti" nell'amor proprio e di "sanguinare" accompagnata dalla rabbia di essere stati ingenui, creduloni, ottusi e ciechi.
Pinocchio impara la lezione, risveglia l'anima e inizia a comunicare con fata turchina (l'amor di sè), producendo un diverso metabolismo della pulsione psichica nel cervello.

Un'altra storia emblematica della Kènosi è quella descritta dalla parabola del figliol prodigo, ampiamente analizzata e studiata dagli artisti, da Durer,Rubens fino a Chagall.
L'anima psichica chiede al padre di evolvere al di fuori della morale, dei costumi sociali e delal cultura di riferimento (i tre fratelli che rimangono nella casa paterna dipinti da Rubens). Ottiene dal padre la propria parte "maschile" (risorse materiali, fisiche, mentali e creative) e si getta nelle esperienze al fine di scoprire la propria parte femminile (anima, coscienza e intelletto intuitivo). In questo processo di dissipazione delle energia maschili si intravede la Kènosi dell'identificazione con le caratteristiche individuali, sessuali, materiali e sociali che contraddistinguono l'ego cogito cartesiano. Penso e rifletto la realtà esprimendo verità che dipendono dalla situazione sociale, culturale, professionale e religiosa/politica in cui mi voglio collocare. Lo status economico e sociale dell'individuo che si identifica in quanto appartenente a un gruppo, un ceto o una culto particolare, è un "porcile" in cui i maiali condividono le stesse ghiande, metafora di un unico sistema di "alimentazione culturale" in grado di omologare azioni, pensieri e sentimenti.
Il figliol prodigo non vi finisce per disperazione e indigenza, ma a conclusione di un processo di autoespressione creativa dei talenti corporei, delle abilità della mente e delle qualità dell'anima che certamente non gli sono sufficienti per avere successo nella vita. La Kènosi descritta dalla parabola si conclude con un ritorno nelal casa paterna (la razionalità evolutiva dei saggi), metafora dell'avvenuta "incarnazione" della coscienza all'interno della mente influenzata dai sistemi sociali di omologazione (educazione, istruzione, cultura, religione, ecc).
Il Padre sacrifica un vitello per festeggiare l'esperienza creativa del figlio, libero dalle illusioni generate dall'anima psichica e affrancato dai modelli culturali e spirituali proiettati dal conformismo di massa.

La Kenosi religiosa

Il Cammino Neocatecumenale,sulla falsa riga del catecumenato antico, si struttura come un itinerario comunitario a tappe, fedelmente all'ispirazione originaria di «fare comunità cristiane come la Sacra Famiglia di Nazaret che vivano in umiltà, semplicità e lode e dove l'altro è Cristo».

Il percorso neocatecumenale prende inizio da un ciclo di catechesi che si distende, normalmente, sull'arco di due mesi in cui viene preparato e annunciato il "Kerygma". Coloro che, al termine di questo "primo annuncio" lo desiderano, danno vita ad una nuova comunità neocatecumenale che, come un embrione appena concepito, inizia il suo percorso di crescita e maturazione, in seno alla parrocchia, e si mette in cammino alimentata dal "tripode" Parola di Dio-Liturgia-Comunità.

La prima fase, il pre-catecumenato post-battesimale, è un tempo di "kènosi" per imparare a camminare nell'umiltà. Rivivendo le tappe del Primo e del Secondo Scrutinio battesimale, che costituiscono la prima parte del battesimo, si passa al "catecumenato post-battesimale", che è un tempo di combattimento spirituale per acquistare la semplicità interiore dell'"uomo nuovo" che ama Dio come unico Signore, con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze e il prossimo come se stesso. La Chiesa sostiene i neocatecumenali attraverso la consegna graduale di alcune "armi spirituali":

l'iniziazione alla preghiera (con la consegna del libro della Liturgia delle Ore);
la Traditio Symboli (consegna del Credo) che è seguita dalla testimonianza pubblica della propria fede, la Redditio Symboli;
la consegna del Padre Nostro (nell'abbandono filiale alla Vergine Maria).
Dopodiché si apre la fase della riscoperta dell'«elezione», "cardine di tutto il (neo)catecumenato", tempo di illuminazione, dove i neocatecumeni apprendono a "camminare nella lode". Questo tempo culmina con la rinnovazione delle promesse battesimali nella Veglia Pasquale presieduta tipicamente dal Vescovo. Ogni menbro del Cammino neocatecumenale, dopo il Secondo Scrutinio, dovrà versare la decima delle proprie entrate alla comunità.

La Kènosi


La vicenda di Giovanni, cugino di Gesù e quindi emblema di un percorso parallelo a quello realizzato dal Cristo, descrive completamente le cinque fasi della Kenosis della mente modellata dall'educazione, dalla religione e dalla cultura di riferimento. La Vergine delle rocce dipinta da Leonardo impone sul capo di Giovannino le cinque dita della mano sinistra, metafora dei "cinque passaggi" iniziatici indispensabili per giungere a percepire e riconoscere la luce del Messia, cioè di chi ha illuminato la Mente e l'ha pervasa di coscienza spirituale.


a) La trasmissione invisibile
La mano che la Vergine delle rocce pone sul capo di Giovannino è la stessa di quella che pone l'Illuminato, il Buddha, sulla testa del discepolo. Si tratta di un programma di de-strutturazione della personalità ed è per questo la mente del discepolo deve diventare prima pura come quella di un bambino. Giovannino è ancora un bambino, a significare una totale disponibilità ad assorbire non tanto le parole, quanto le esperienze concrete della trasformazione della mente subconscia in anima (Giovannino a 9 anni abbraccia Gesù vicino al roseto), della mente inconscia in coscienza della percezione (Giovanni nel deserto con il bastone di tirso) e infine della mente ipercosncia nell'intelletto dell'anima (Giovanni Battista indica la croce dellz trasformazione della pulsione psichica in mente). Botticelli e Leonardo descrivono la vicenda in tutte le sue fasi chemiche di trasformazione della materia psichica un materia mentale.






b) Distacco dalla coscienza di gruppo
La destrutturazione della personalità psichica modellata dalla coscienza di gruppo si attua in cinque atti, gli stessi compiuti dal Figliol prodigo nella parabola di Gesù.
1. Distacco dalla famiglia e dalla tradizione culturale e religiosa di riferimento
2. Dissipazione della dote paterna, intesa come esperienza concreta del significato degli istinti, delle pulsioni e della libido
3. Consumazione dell'energia psichica nella ricerca di un nuovo equilibrio
4. Ritiro nel deserto ed esperienza della meditazione, della contemplazione e assorbimento nel Sè.
5. condivisione della Realtà con i "folli" e obliterazione della volontà personale.

c) cancellazione della volontà e dell'identità personale

Per il figliol prodigo ritornare alla casa del Padre significa conquistare la padronanza della mente. Per Giovanni Battista, emblema dell'iniziato all'Arte, la Kenosi corrisponde alla cancellazione dell'identità personale e l'acquisizione dei poteri della mente, quali le visioni, le profezie, la chiaroveggenza, la chiaraudienza, la telepatia. Per diventare della stessa sostanza di Cristo e quindi saperlo riconoscere in ogni immagine occorre tuttavia un ultimo gesto simbolico: la decollazione della testa, metafora della rinuncia ai poteri della mente. Salomè sfida il Battista a compiere i miracoli di Cristo. Il predicatore potrebbe farlo, ma invece si astiene perchè l'anima non ha completato il suo cammino di trasfigurazione nel Sè attraverso la rinuncia all'ego spirituale. Giovannino ha speso tutta la sua libido, il suo denaro interiore, non meno del Figliol Prodigo e di Pinocchio, ma per conoscere il Sè deve sciogliere il nodo dell'ego spirituale (il nodo di Shiva) e rinunciare al potere dell'intuizione simbolica e della chiaroveggenza.

Caravaggio è l'unico a comprendere che la decollazione è la fase finale della Kenosi, della de-strutturazione dell'ego, della dissoluzione dell'io, della cancellazione della volontà personale e della decapitazione dell'ego spirituale. Non è un caso che Caravaggio metta il suo nome di battesimo appena sotto la testa decollata di Giovanni a significare l'effettiva morte iniziatica di Michelangelo.

b) Distacco dalla coscienza di gruppo
La destrutturazione della personalità psichica modellata dalla coscienza di gruppo si attua in cinque atti, gli stessi compiuti dal Figliol prodigo nella parabola di Gesù.
1. Distacco dalla famiglia e dalla tradizione culturale e religiosa di riferimento
2. Dissipazione della dote paterna, intesa come esperienza concreta del significato degli istinti, delle pulsioni e della libido
3. Consumazione dell'energia psichica nella ricerca di un nuovo equilibrio
4. Ritiro nel deserto ed esperienza della meditazione, della contemplazione e assorbimento nel Sè.
5. condivisione della Realtà con i "folli" e obliterazione della volontà personale.

c) cancellazione della volontà e dell'identità personale

Per il figliol prodigo ritornare alla casa del Padre significa conquistare la padronanza della mente. Per Giovanni Battista, emblema dell'iniziato all'Arte, la Kenosi corrisponde alla cancellazione dell'identità personale e l'acquisizione dei poteri della mente, quali le visioni, le profezie, la chiaroveggenza, la chiaraudienza, la telepatia. Per diventare della stessa sostanza di Cristo e quindi saperlo riconoscere in ogni immagine occorre tuttavia un ultimo gesto simbolico: la decollazione della testa, metafora della rinuncia ai poteri della mente. Salomè sfida il Battista a compiere i miracoli di Cristo. Il predicatore potrebbe farlo, ma invece si astiene perchè l'anima non ha completato il suo cammino di trasfigurazione nel Sè attraverso la rinuncia all'ego spirituale. Giovannino ha speso tutta la sua libido, il suo denaro interiore, non meno del Figliol Prodigo e di Pinocchio, ma per conoscere il Sè deve sciogliere il nodo dell'ego spirituale (il nodo di Shiva) e rinunciare al potere dell'intuizione simbolica e della chiaroveggenza.

Caravaggio è l'unico a comprendere che la decollazione è la fase finale della Kenosi, della de-strutturazione dell'ego, della dissoluzione dell'io, della cancellazione della volontà personale e della decapitazione dell'ego spirituale. Non è un caso che Caravaggio metta il suo nome di battesimo appena sotto la testa decollata di Giovanni a significare l'effettiva morte iniziatica di Michelangelo.

martedì 29 luglio 2008

Cap. I: Il Battesimo dell'Anima



La concezione del cristianesimo alchemico
Il mito ha un profondo impatto nella coscienza individuale e collettiva. Il mito svolge la funzione psicologica di trasmettere la conoscenza dell'origine della coscienza. Per Piero della Francesca il "Battesimo" è il primo rito di iniziazione che celebra la comprensione dell'avvento della coscienza (il Messia) all'interno di una struttura mentale dominata da fattori subconsci, inconsci e iperconsci (Giovanni Battista). Solo al termine della "Kenosis", ovvero della destrutturazione della coscienza ordinaria modellata dall'educazione religiosa o politica, dai modelli sociali e dal sistema delle credenze individuali e collettive, Giovanni Battista riconosce l'avvento del Cristo, emblema della coscienza transpersonale che può andare oltre i limiti biosocioculturali e i vincoli epigenetici della razza di appartenenza.

La concezione filosofica e psicoanalitica
Il Battesimo alchemico è fondato sulla filosofia del riconoscimento. E' sufficente guardare le immagini per percepire il "Gradiente" di coscienza. Ma per giungere a ciò la filosofia afferma che bisogna uscire dalle paludi del subconscio, dalla selva dell'inconscio e dalla foresta dell'iperconscio e riscoprire i semi di una rinnovata consapevolezza del "Daimon" (temperamento, vocazione, destino) nel modellare le decisioni, le scelte e le non scelte dell'individuo.

James Hilman (Il codice dell'anima, 1998) invita alla "redenzione" la psicologia contemporanea, colpevole di trascurare la visione "romantica" dell'essere in cui convivono bellezza, mistero, estasi, esperienze straordinarie, vocazioni improvvise e inesorabile destino. Anche la neuroscienza riconosce all'io autobiografico (il senso di sé individuale rispetto alla massa) il merito di ricostruire un senso alla vita, di ricercare un significato unitario alle esperienze e individuare i segni di quella "vocazione" che porta a compimento "l'immagine di nascita", il daimon, arteficie del destino dell'anima, in cui si ricompone quell'unicità "che chiede di essere vissuta e che è già presente prima di poter essere vissuta." (pag. 23).

Il Battesimo alchemico significa riscoprire la potenza del Daimon, immagine di una divinità oscura non diversa dal Mercurio psicopompo che accompagna le anime nell'inferno della libido scatenata dall'ego.


Oggi viviamo immersi in un mito assurdo, quello "americano/capitalistico/liberale/consumistico", che non appartiene al nostro dna mediterraneo. Ancora molti invidiano l'uomo- eroe che si è fatto da sé, che si è ritagliato il destino da solo con volontà incrollabile. A questo mito si è adeguata la psicologia accademica, scientista e teraupeutica che continua imperterrita a "spronare" l'io- centauro a cercare dentro di sé le redini per controllare il carro e dirigerlo verso il sole, incapace invece di delineare e far emergere il senso della vocazione, "quel mistero fondamentale che sta al centro di ogni vita umana.".

"Prima della nascita, l'anima di ciascuno di noi sceglie una immagine o un disegno che poi vivremo sulla terra, e riceve un compagno che ci guidi quassù, un daimon, che è unico e tipico nostro. Tuttavia è il daimon che ricorda il contenuto della nostra immagine, gli elementi del disegno prescelto, è lui il portatore del nostro destino.".


La favola della "Bella Addormentata" descrive lo stato millenario di assopimento della coscienza individuale e collettiva rispetto alle verità annunciate dall'immagine di nascita. Una bellissima bambina nasce nella corte del Re e subito vengono convocate le fate madrine: Temperamento/Bellezza (il segno dell'ascendente di nascita), la Vocazione/Ricchezza (il pianeta sull'ascendente di nascita) e il Destino/Felicità (i nodi lunari). Purtroppo la terza madrina viene dimenticata e la maledizione cade sul futuro della Principessa. Punta da un fuso all'età di quindici anni/secoli (metafora di un lavoro autobiografico che improvvisamente si interrompe nella giovinezza) l'anima si addormenta per diciannove anni (il ciclo dei nodi lunari), il tempo necessario per conquistare la sicurezza materiale, ma non la felicità evocata dall'immagine frantumata nello specchio.

La crisi dell'anima è un sonno profondo che coinvolge tutti gli "agenti della consapevolezza" (gli abitanti del castello rappresentano le qualità dell'intelligenza, della sensibilità, della ragione, ecc). Trascorso questo periodo di letargo il Daimon, nelle vesti del principe azzurro, si riaffaccia alle porte della torre e bacia per tre volte la Bella Addormentata.

Il primo bacio risveglia l'anima alle qualità evolutive del temperamento spirituale (l'animus del Gatto degli stivali). Il secondo bacio rivela i segni della vocazione creativa (la creatività di Cenerentola), mentre il terzo, rimuovendo il velenoso "mito" fondato sull'eliminazione razionale di tutti gli ostacoli che si frappongono alla realizzazione della "Bellezza e della Ricchezza" (le matrigne cattive), trasforma i sette omuncoli (i sette nani), metafora dei semi di consapevolezza che l'anima incontra nelle opere generate dall'incoscio collettivo (il bosco), in una chiara comprensione del proprio destino (il matrimonio di Biancaneve/anima psichica con il Principe/Daimon).

Dalle favole si impara una tecnica che gli artisti del Rinascimento fecero propria: l'immaginazione creativa posta al servizio dell'anima ha il potere di risvegliare la coscienza dal sonno dell'omologazione. Spesso gli artisti realizzavano opere "autobiografiche" per mantenere il contatto con il Daimon interiore, scoprendo così di ricevere da esso amore, protezione e conoscenza. A questo divino potere creativo, dionisiaco e trascendente, diedero il nome in codice di "Provvidenza Divina" , "Tempesta" e "Madre Misericordiosa

domenica 27 luglio 2008

Introduzione: La mente alchemica


La felicità non può attuarsi mai. Anche se le circostanze vengono superate, la natura trasporta la lotta dall'esterno all'interno e, a poco a poco, muta il nostro umore abbastanza perché desideri una cosa diversa da ciò che gli viene dato di possedere. E se la vicenda è stata così rapida che il nostro umore non ha avuto tempo di mutare, non per questo la natura dispera di vincerci, in maniera più tardiva, è vero, più sottile, ma altrettanto efficace. Allora, all'ultimo istante il possesso della felicità ci vien tolto, o piuttosto, a questo stesso possesso la natura, per un'astuzia diabolica, dà incarico di distruggere la felicità. Avendo fallito in tutto quanto rientra nel campo dei fatti della vita, la natura crea un'estrema impossibilità, l'impossibilità psicologica della felicità. Il fenomeno della felicità non s'avverte o dà luogo alle reazioni più amare.

(Marcel Proust, Alla ricerca del tempo perduto)

La mente nemica
Se proviamo a sostituire alla parola "natura" utilizzata da Proust, la parola "mente", scopriremo perchè la mente venga considerata nel tantrismo il nostro peggior nemico, e nello stesso tempo, il nostro miglior alleato. Per quanto ci possimo identificare con le sensazioni, le emozioni e i sentimenti corporei, al punto di sentirci "Anima" all'interno dell'involucro della pelle, siamo sempre costretti a fare i conti con la mente e cioè con quel sistema automatico di sopravvivenza e di adattamento al mondo esterno in grado di preordinare gli istinti, le pulsioni e la libido in vista dell'azione.

Le funzioni della mente sono in genere automatiche al punto che possiamo distinguere una mente subconscia che ci fa compiere le azioni più imprevedibili, una mente inconscia che innesca reazioni e gesti improvvisisi e una mente iperconscia rappresentata dal sistema delle credenze, della cultura e dei modelli spirituali di riferimento che ci fa pensare e dire cose che non "appartengono" al nostro vissuto. In tutti e tre i casi la mente è un ostacolo alla crescita interiore, allo sviluppo della coscienza e non è un caso che tutte i sistemi spirituali, orientali e occidentali, siano focalizzati a incrementare la consapevolezza interiore, da cui può aver origine un vero e autentico "senso di sè in rapporto alla Realtà.

Anche la percezione della felicità è fortemente condizionata dalla mente/natura che si oppone strenuamente ai desideri, alle intenzioni e alla volontà dell'anima, soprattutto se questa si focalizza sulle facoltà mentali della libido egocentrica di conquistare benessere, bellezza e serenità a scapito di qualcun altro. La mente subconscia genera il velo delle illusioni, la mente inconscia semina zizzania, invidia e gelosia ovunque, mentre la mente iperconscia ci costringe a sottostare alle leggi religiose, sociali o semplicemente lavorative con la speranza di conquistare alla fine un paradiso celete, o un suo surrogato, come la pensione. La mente ci è nemica, la peggiore. Nessuno fa caso al potere dell'ipnosi di comandare la mente subcoscia. Eppure è una realtà maledettamente concreta e non ci accorgiamo che siamo spesso in uno stato di ipnosi e ci comportiamo come le galline o i polli all'interno di un recinto ben sorvegliato.

La mente iperconscia, quella che dovrebbe guidarci verso la salute, felicità e la salvezza, ci fa credere che Dio sia molto lontano e che la felicità vada cercata al di fuori. Tuttavia la mente è anche lo strumento per realizzare la vera conoscenza, e i saggi e i filosofi giunsero alla conclusione che la mente è la sorgente sia della schiavitù che della liberazione, sia della tristezza che della gioia, la nostra peggiore nemica come la nostra più grande amica. Questa è la ragione per cui la mente è la sola cosa a questo mondo che vada la pena di conoscere, amare e frequentare. La mente infatti riserva molte sorprese. L'ipnosi insegna che è sensibile alle parole, alle immagini e ai contenuti di coscienza presenti nelle sacre scritture o nelle parole degli illuminati, cioè di coloro che sono diventati amici della mente e sperimentano, in ogni attimo del tempo presente, la beatitudine del silenzio interiore.

Il massimo "modello" di lluminazione della mente tuttora vivente è Gurumayi. Il suo nome spirituale significa "cesellata" e quindi illuminata (mayi) dal guru www.siddhayoga.org. L'illuminazione della Mente avviene agendo sulla mente subconscia attraverso parole d'amore; sulla mente inconscia attraverso immagini di bellezza e sulla mente iperconscia meditando sui discorsi e le opere intrise di coscienza spirituale. Esiste anche un metodo contrapposto per educare la mente per cui la terapia d'urto (utilizzata da Kubrik in "Arancia meccanica") consiste nel costringere la pupilla dell'occhio ad assorbire lo spettacolo della violenza fino a generare i sentimenti dell'angoscia e della ripulsa fisica, ma è un metodo che funziona solo al cinema.

La mente alchemica
L'irrequietezza della mente, la sua naturale propensione a fare di noi ciò che vuole, di agire sui centri nervosi, sul cervelletto e infine sui due emisferi superiori a proprio piacimento, ha condotto la cultura occidentale a ipotizzare che l'uomo in realtà sia una specie di burattino con i fili. Anche la favola di Collodi si colloca all'interno di questa riflessione e non è un caso che la vicenda del burattino ingoiato dalla balena, assomigli in modo straordinario ai tre giorni trascorsi da Giona nel ventre molle della balena/cervelletto, metafora di un particolare periodo di introversione che si attua attraverso la meditazione.

Quando noi pratichiamo la meditazione, la mente va sempre più profondamente all'interno e diventa sempre più quieta. Quando è perfettamente ferma allora è possibile iniziare a gustare il nettare del Sè, cioè la salute, la gioia e la felicità di vivere liberi da ogni forma di condizionamento, attaccamento e identificazione con la personalità o il mondo materiale. Liberi dalle forme corcitive della mente possiamo iniziare a giocare e godere della vita come un Bambino vero (vedi Pinocchio e il Bambino che gioca di Bosch)

Tuttavia la meditazione non è adatta al mondo occidentale. La maggior parte di noi è incapace di rimanere immobile a contemplare i pensieri. Invece sono molti gli occidentali a praticare inconsapevolemnte l'educazione della mente attraverso un programma non diverso da quello praticato dai grandi artisti del Rinascimento. Questo programma non è una pratica rigida, non è una disciplina, non è quello che insegna lo yoga e nemmeno l'Alchimia. Avviene, e basta.

La mente amica
E' un percorso di autoistruzione alla consapevolezza che l'anima compie per giungere a illuminare la mente e realizzare la perfezione della coscienza. All'inizio l'anima parla alla mente e le sussura parole di incoraggiamento per superare le ansie, le paure, le angoscie. Poi prosegue chiedendo alla mente di non reagire agli stimoli verbali o visivi con la violenza, l'aggressività e infine la convince a mantenersi quieta e calma fino all'immobilità praticando la compassione, il perdono e la non violenza. E' questa ciò che gli alchimisti dell' Arte rinascimentale chiamarono "Piccola Opera" di trasmutazione dei fattori mentali subconsci (tamas, rajas e sattva/ i tre discepoli ) in consapevolezza di sè (il Bambino Gesùin braccio alla Madre/mente illuminata)

Completata la "Piccola Opera" può avere inizio la "Grande Opera" immaginata da Botticelli, Leonardo fino a Caravaggio e Velazquez. In questa seconda fase l'anima agisce sulla mente tramite la consapevolezza della percezione, la comprensione delle intuizioni e la contemplazione dei simboli utilizzati dalla mente durante il processo di trasformazione della mente (la Vergine) in sostanza spirituale (La Madonna del Magnificat). Non è difficile praticare l'Arte di illuminare la mente tramite l'Arte della Percezione.

Tiziano nè dà un esempio eloquente dipingendo "Amor sacro e Amor profano".
A destra del dipinto colloca Venere Luciferina, la stella del mattino, emblema della "Percezione in azione", metafora dell'anima che va alla ricerca delle parole, della immagini e dei testi sacri con cui accendere nel cuore l'Amor sacro per la vita. A sinistra Tiziano colloca Venere Proserpina, la stella della sera, simbolo dell'anima che realizza la salute, la felicità e il benessere materiale sulla terra sviluppando le qualità dell "'Azione della Percezione". C'è un filo che collega le due anime. Entrambe possono agire per realizzare i desideri materiali e spirituali perchè la mente è diventata quella di un bambino (il piccolo putto) intento a giocare e affondare le mani all'interno di una vasca tombale, simbolo di silenzio eterno, ma anche di immaginazione creativa e fantasia.